Michelangelo Buonarroti inaugura l'arte moderna e concettuale con il "non-finito". L'interpretazione di Giorgio Vasari. "Non ha l’ottimo artista alcun concetto c’un marmo solo in sé non circonscriva col suo superchio, e solo a quello arriva la man che ubbidisce all’intelletto." Michelangelo Buonarroti – Rime (151) Quando prendeva cesello e martello, Michelangelo già nel ‘500 scolpiva più di mezzo secolo fa opere destinate al mio sito web… Scherzi a parte, la lunga lista dei capolavori michelangioleschi annovera fra le tante, opere che rimarranno nella storia per avere inaugurato l’arte moderna e concettuale. Il Non-finito di Michelangelo offre lo spunto perfetto da cui partire per contemplare insieme una serie di situazioni artistiche, scientifiche, culturali in cui il “Non-finito” è considerato come qualcosa di innovativo e di rilevante. Partiamo con ordine, e per ordine qui intendiamo con Vasari... Il critico d’arte cinquecentesco rifletteva sul senso del non-finito di Michelangelo con queste parole: “Il non finito di Michelangelo riflette l’umanità delle sue idee che si pongono sempre oltre la capacità delle sue mani". Ad una prima occhiata potremmo asserire che il Non finito di Michelangelo sia sintomo di una insoddisfazione. L’artista, in quanto conscio della sua “finitezza”, d’altro canto ci suggerisce come i limiti soggettivi possano portare Michelangelo a non completare le sue opere; nel libro “arte Antica e Moderna” (1958) troviamo un estratto di Paola Barocchi a tal proposito: “Vasari infatti inizialmente aderisce alla tesi dell’incontentabilità dell’artista, ma subito dopo la determina come consapevolezza di “errore”. L’incontentabilità michelangiolesca non poteva fondarsi ad incapacità oggettiva. All’”errore del Buonarroti il Vasari deve cercare una ragione ben diversa e finisce col trovarla nella consapevolezza dei propri limiti soggettivi e nell’insonne impegno di superarli. Il non-finito assurge per questa via a manifestazione della libertà creativa, della “licenza di Michelangelo”; ed è Michelangelo l’artista del non-finito in quanto campione dell’anticanonismo cinquecentesco.” Nell’estetica del Cinquecento finitezza equivaleva infatti a perfezione. Il genio dell’artista Rinascimentale sta nell’avere scardinato i principi fondamentali dell’arte dell’epoca inaugurando la stagione dell’arte moderna e concettuale.
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Luglio 2019
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